La Rocca di Manerba, con la sua conformazione di sperone roccioso proteso sulla sponda sud-occidentale del lago di Garda, ha attirato l’uomo dalla Preistoria sino al XVI secolo.
Duranti gli scavi archeologici nell’area del Sasso, area sottostante la Rocca, esposta al vento e interrotta da una scogliera a strapiombo sul lago, con un salto di 150 metri, sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico che testimoniano la presenza di esseri umani circa da 8000 a 5000 anni fa.
Numerosi reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. La proprietà della Rocca fu degli Etruschi, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta. L’ultima struttura medievale venne distrutta nel 1574, per ordine della Serenissima perché divenuta una fortezza inespugnabile di fuorilegge.
Sulla sommità della Rocca, grazie ai lavori di restauro e valorizzazione archeologica e ambientale, è possibile vedere i resti dell’antico castello medievale e di altre antiche strutture accessibili attraverso una ripida strada asfaltata, chiusa all’ultimo tratto dopo il parcheggio. Il percorso attraverso muri perimetrali, scalinate e ponticelli in legno è segnalato da bacheche descrittive. I ruderi, nella parte dell’entroterra declinano verso un prato che offre ospitalità e riposo ai visitatori. Alla Rocca è possibile arrivare anche da una splendida spiaggia.
Sul lato dei ruderi, un sentiero permette di scendere al parco della Rocca di Manerba. Un grande pianoro coperto da boschi e prati di 90 ettari che comprendono la Rocca stessa e tutto il tratto costiero denominato Parco Naturale Archeologico della Rocca e del Sasso.
Nei boschi che ricoprono gran parte del territorio del parco si trovano rappresentati tutti gli alberi e i cespugli autoctoni, come il Carpino nero, la Quercia Rovella, il Pungitopo, il Caprifoglio, l’Elleboro che convivono con alberi e cespugli propri della macchia mediterranea.
Il centro visitatori del parco archeologico naturalistico della Rocca di Manerba ospita nella sua sede espositiva anche il Museo Civico Archeologico della Valtenesi. Al piano terra si segue il percorso archeologico, con pannelli bilingui, attraverso una scelta di reperti esposti all’interno di vetrine, che illustra gli insediamenti del sito pluristratificato della Rocca e del sasso, quello della Pieve di S.Maria e quello in riva al lago, con resti di un abitato palafitticolo dell’età del bronzo.
Un'antica leggenda narra che un ferocissimo lupo abitasse sulla rupe di Manerba, occupando un antro a picco sul lago impedendo a chiunque di avvicinarsi. Dopo vari tentativi di cattura, gli abitanti misero una taglia sulla testa del lupo e fra i giovani che si presentarono ne vennero scelti 3; un giovane di Moniga, uno della Raffa e uno della Pieve vecchia.
Il giovane di Moniga, cacciatore, cercò di attirare il lupo con un’esca viva, ma non ebbe successo e finì per essere spinto giù dalle alte scogliere.
Quello della Raffa, pescatore, tentò di catturare il lupo con una rete ma anch’esso fini come l’altro.
Il giovane delle Pieve, contadino, dopo aver chiamato il lupo con finti ululati, affrontò la belva innalzando una croce gridando di arretrare. Miracolosamente il lupo indietreggiò fino a cadere dalla rupe e morire.
Si narra che, mentre il popolo di Manerba festeggiava il vincitore, erigendo una grande croce in vetta alla Rocca, nel lago i corpi dei due sfortunati giovani si trasformarono in 2 grandi scogli.